L’immagine di Schifani travestito da imperatore, apparsa sulla prima pagina del Fatto Quotidiano lo scorso 23 novembre, significa una cosa sola: che tutta Italia, ormai, ci ride dietro. Le scelte del governo regionale, puntualmente riprese dalle cronache nazionali, e sbeffeggiate per la teatralità e la faccia tosta di certi provvedimenti, rappresentano la cifra distintiva di questa legislatura. In quel fotomontaggio Schifani sventola banconote. La precede un titolo: “Bancomat Sicilia: marchette da 85 milioni a fiere e sagre”.

Pensare di confinare certe imprese entro il perimetro dell’Isola non è più possibile. Tutto era cominciato a marzo 2023, quando l’Ars aveva deciso di adeguare lo stipendio dei parlamentari al costo della vita, secondo i parametri Istat, introducendo un aumento medio di 890 euro lordi al mese (per chi già ne guadagnava 6.600 circa, compreso di diaria). Uno schiaffo alla povertà, che fece sobbalzare sulla sedia tutti i media, irritando i cittadini. L’Assemblea, nel giro di qualche mese, ha poi deciso di sterilizzare l’aumento per i successivi quattro anni e mezzo, cioè fino al termine della legislatura. Casta che dà, casta che toglie.

Negli ultimi tempi, però, non sono mancati i motivi d’interesse da parte della stampa nazionale. L’ultimo, in ordine di tempo, riguarda l’introduzione di un treno che hanno chiamato – sbagliando – “Sicily Express”. Perché evidentemente ci vorranno quasi 24 ore per arrivare da Torino a Palermo, a meno di ritardi o rallentamenti (che di questi tempi abbondano). Linkiesta parla di “treno dei desideri”, di “una roba da sogno, quasi una magia che neanche Harry Potter per tornare nella sua Hogwarts”, con riferimento alla presenza di alcuni vip e tiktoker per allietare la lunga permanenza a bordo. Il treno è soltanto uno, le tratte un paio: l’andata il 21 dicembre e il ritorno il 5 gennaio. Biglietti in vendita da trenta euro. Più o meno gli stessi soldi necessari qualche anno fa quando Musumeci, piuttosto che il treno, mandò qualche autobus vetusto dell’Ast – ma senza intrattenimento a bordo – a recuperare i fuorisede sparsi per l’Italia. E sapete perché? C’era già il caro voli…

Il “Sicilia Express”, che Schifani crede possa suscitare l’entusiasmo di palermitani, catanesi e agrigentini, secondo Dagospia non è altro che un “carro bestiame”. “I viaggiatori si sentiranno in Sicilia sin dalla partenza”, spiega la cartella stampa consegnata ai giornalisti nel giorno della presentazione dell’iniziativa. “Sarà un treno a binario unico? Sarà lentissimo? Si fermerà ogni quindici minuti? Attraverserà passaggi a livello aperti? Sembra una minaccia, in effetti…”, dicono quegli irriverenti de Linkiesta. Ahi, “certa stampa”. Tutti uguali, dal New York Times in giù.

Che poi il quotidiano americano fu l’unico a non fare ironia, bensì a rimarcare che la siccità avrebbe potuto provare dei disagi. Apriti cielo. Tutte fake news, secondo Schifani. Che allestì in quattro e quattr’otto una nuova campagna mediatica, per centinaia di migliaia di euro, in modo da dimostrare che è tutto apposto. In realtà tutto apposto non era, e neppure la gestione dell’emergenza idrica ha rimesso ordine fra le priorità: mentre agricoltori, allevatori, normali cittadini in piena estate non potevano beneficiare dell’acqua, i turisti degli yacht… potevano A sollevare il caso è stata la trasmissione di Rai3 condotta da Salvo Sottile, Far West, che ha ripreso un’autobotte mentre riforniva la riserva idrica di un pontile appartenente alla Mare Nostrum, associazione nautica che offre ai diportisti in transito dal porto turistico di Agrigento servizi tra cui lavanderia, parrucchiere, box doccia con acqua calda. Il responsabile dell’associazione era Settimio Cantone, che è anche presidente dell’Aica, l’associazione di 34 Comuni dell’Agrigentino che gestisce il servizio idrico e che ha dovuto imporre le turnazioni per i siciliani.

Tornando ai soldoni. E’ costato quasi un milione l’esperimento sui generis di questo Natale: ossia il concerto de Il Volo organizzato e registrato lo scorso 31 agosto alla Valle dei Templi, da trasmettere il 24 dicembre in prima serata su Canale 5. La gente fu invitata a presentarsi con abbigliamento invernale. Qualcuno perse il controllo e arrivò addirittura a sfoggiare il colbacco. Peccato che si morisse di caldo… Il prezzo dell’intera operazione, condivisa in parti diseguali col Ministero del Turismo (che investì 300 mila euro a fronte dei 900 di Schifani) ebbe un unico beneficiario: Mediaset. Che trasmetterà l’evento, mascherando le fronti madide di sudore dei 1200 presenti (e paganti), tra qualche settimana.

Anche in quel caso tutti giù a ridere. Sebbene, secondo il presidente della Regione, “il tutto esaurito, con spettatori arrivati anche dall’Australia, testimonia l’importanza di eventi culturali di tale calibro nel valorizzare la Sicilia e la sua straordinaria ricchezza artistica”. Coi piccioli si può tutto. Dimostra il caso Auteri, l’ultima delle genialate made in Sicily. Qui lo scandalo è di natura parlamentare, ma ciò che conta è la sostanza di una casta sempre pronta ad auto-alimentarsi. E’ successo ad Auteri che, secondo Piazza Pulita, la trasmissione di La7, avrebbe ottenuto oltre 730 mila euro di contributi regionali per le associazioni della sua “galassia”; e succede a tanti altri, che utilizzano lo strumento del maxi emendamento in Finanziaria, o nei collegati, per garantirsi una fetta della torta e ricavarne il massimo profitto in termini di consenso elettorale.

E qui arriviamo allo Schifani imperatore, agli 85 milioni – in diverse manovre – spese per sagre e mance; e al mezzo milioncino destinato dall’assessore Amata, reggente del Turismo, alla sua bella provincia: Messina. Fatti che, oramai, diventano veri e propri paradigmi: di sprechi. Ora tutti conoscono Auteri e i suoi capo bastioni romani, e tutti comprendono quanto sia impellente ripristinare una ‘questione morale’, a cominciare dalla Sicilia. Tutti tranne Fratelli d’Italia che, al netto della sfuriata di Donzelli contro il Balilla, non ha espresso una parola di biasimo per un sistema impazzito e difficile da arginare. Tanto che nelle Finanziaria già in discussione all’Ars potrebbero venir fuori altre leccornie e titoli di giornali promettenti. E’ la Regione, bellezza.