Tutte le mattine l’assessore regionale alle Attività produttive si sveglia e, durante una corsetta in riva al mare, a Mondello, pensa a chi potrebbe destinare una vagonata di milioni. La scelta, ovviamente, è ampia. E Tamajo, più scaltro di una gazzella, è bravissimo a spartire i piccioli. Non deve accontentarsi di mancette: ha a disposizione molte più risorse di quelle per cui litigano i deputati durante la discussione dei collegati alla Finanziaria. Anche perché i destinatari non sono associazioni che si battono per la promozione turistica o per la sagra di paese, ma imprese che hanno bisogno di sopravvivere e talvolta di rilanciarsi.
L’ultimo annuncio dell’assessore risale a qualche giorno fa, durante la premiazione di 22 aziende turistiche insignite da Unioncamere del prestigioso riconoscimento Isnart ‘Marchio dell’ospitalità italiana’. “Siamo pronti a emanare il bando ‘+Cooperazione’ – ha detto Tamajo – e con la programmazione Fesr 2021-2027 assegneremo alle imprese siciliane 1,5 miliardi di euro, più altri 400 milioni del Fondo di sviluppo e coesione, di cui 100 milioni per le aree di sviluppo industriale e i nuovi insediamenti produttivi delle imprese. In fatto di turismo, infine, siamo convinti che i 50 milioni assegnati alle terme di Acireale e i 40 a quelle di Sciacca rilanceranno il turismo termale nell’Isola”.
Numeri da capogiro. Ma non sono i soli. Al netto dei numerosi bandi in itinere, l’assessore Tamajo, recordman di preferenze alle ultime Europee (ha ottenuto 121 mila voti, anche se ha dovuto lasciare il seggio di Bruxelles all’ex Pd Caterina Chinnici), vanta record di prim’ordine: il suo assessorato, infatti, è il primo dipartimento della Regione per spesa certificata dei fondi del Programma operativo Fesr 2014-2020. Un primato dovuto agli oltre 791 milioni di euro investiti, pari al 24,21 per cento della spesa complessiva della Sicilia. Sono una valanga di risorse. Già utilizzate e certificate. Che ovviamente hanno facilitato il lavoro di Tamajo – onore al merito – nella ricerca del consenso.
L’assessorato delle Attività produttive ha concentrato gli investimenti su due aree chiave: la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, con oltre 283 milioni di euro erogati in 403 progetti; e la competitività delle Piccole e Medie Imprese (PMI), del settore agricolo e della pesca, con più di 531 milioni di euro distribuiti su 2.100 iniziative. “Il sostegno alle imprese locali e ai vari settori produttivi – ha detto il buon Edy – è sempre stata una nostra priorità. Questo traguardo ci sprona a continuare su questa strada, per garantire che le risorse europee vengano utilizzate al meglio, contribuendo concretamente alla crescita e allo sviluppo del nostro territorio”.
Un altro investimento recente, da 11,5 milioni di euro, tende a rivalutare l’agglomerato industriale di Carini, nel Palermitano: il progetto, volto a migliorare la qualità infrastrutturale e la sicurezza della zona, è frutto di un accordo di programma tra la Regione, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive (Irsap) e Irfis FinSicilia, con il coinvolgimento del Comune. Ma Tamajo è anche al centro di una misura che è il preludio di un grandissimo bagno di folla: vale a dire l’abbattimento del caro mutui per le imprese siciliane che hanno subito un aumento dei tassi d’interesse. Sono in palio 45 milioni, c’è un mese di tempo per la presentazione delle istanze. Sono necessari solo alcuni requisiti: ad esempio, possono accedere alle agevolazioni tutte le imprese con un’unità operativa nel territorio siciliano. Le aziende, inoltre, dovranno avere pagato, entro il 31 marzo 2024, le rate scadute nel corso del 2023 per finanziamenti, investimenti o fabbisogno di capitale circolante, erogati da banche o intermediari finanziari. L’aiuto sarà calcolato nella misura del 30 per cento dell’ammontare degli interessi versati e comunque entro il limite complessivo massimo di 10 mila euro.
A Tamajo hanno “sottratto” col voto segreto, all’Ars, un’altra misura da trenta milioni, da erogare attraverso l’Irfis, per l’aggregazione fra imprese. Ma non sarà un problema recuperarli nella successiva sessione di bilancio. Mentre i trenta milioni da riversare sulle famiglie bisognose – iniziativa di Schifani – gli fa un baffo. Sono briciole in confronto all’enorme torta di cui può disporre il ras di Mondello.
Un altro che la mattina si alza e, durante il viaggio da casa a Palazzo d’Orleans, nell’auto della scorta, pensa ai milioni da distribuire, è proprio Schifani. Anche se le proporzioni e le modalità sono molto diverse. Il reddito di povertà, mal digerito da Fratelli d’Italia, è una misura assistenzialista abbastanza velleitaria, dal momento in cui le famiglie con un Isee inferiore a 5 mila euro, ottenessero un contributo una tantum (i requisiti sono ancora da definire, ma non ci si sposterà molto dalle premesse). Pure le altre trovate del governatore sono impregnate di populismo. Non tendono a regalare prospettiva, come fa Tamajo; ma a rammendare. Come nel caso dei 17,2 milioni per arginare l’aumento del costo dei voli aerei.
I 37 milioni sborsati dall’inizio dell’esperimento, un anno fa, non sono bastati a coprire le esigenze di tutto il 2024, e quindi occorre rinnovare la misura. Schifani ha progettato di coinvolgere anche i siciliani non residenti, che ogni Natale smanettano sul web alla ricerca della migliore offerta per tornare a casa. Peccato che non ne esistano… Le compagnie, comprese l’amata Aeroitalia, applicano le leggi del mercato e fanno lievitare le tariffe. L’abbattimento del 25 o del 50 per cento del costo dei biglietti (fino a un tetto massimo di 150 euro) non impedirà loro di imporre ulteriori aumenti, così da consolidare un guadagno praticamente “doppio”. Aeroitalia, peraltro, è stata introdotta in Sicilia da Schifani per cercare di contrastare il monopolio di Ryanair, ma oggi minaccia di lasciare l’aeroporto di Palermo se non verranno estesi anche ad essa contributi previsti per le altre compagnie. Nel frattempo ha ritardato i pagamenti dovuti a Gesap: “Abbiamo voluto dare un segnale – spiega il Ceo, Gaetano Intrieri – per far capire che vogliamo essere trattati come gli altri. Dobbiamo versare 600 mila euro ma altre compagnie hanno ben altri arretrati. Il fatto è che da due anni siamo arrivati qui per arginare lo strapotere di Ryanair e ci stiamo riuscendo”.
A Schifani restano i piccioli previsti dall’ultima Finanziaria, quelli che non fanno guadagnare consenso, ma attirano soltanto critiche per non essere risolutivi di fronte alle emergenze ataviche: si tratta dei soldi investiti per il ‘bonus fieno’ (una ventina di milioni la prima tranche, ce n’è un’altra in arrivo), passando per quelli utili a riparare le condotte idriche colabrodo; e ancora, 50 milioni per una crisi agricola che avrebbe bisogno di ben altro supporto, 10 per la bonifica dei siti inquinati, 19 per il trasporto pubblico locale, 11 per i comuni in dissesto finanziario, 2 per la rimozione della cenere vulcanica. Se davvero il presidente volesse ottenere la chance di un secondo mandato a Palazzo d’Orleans, non gli converrebbe prendere ad interim le Attività produttive?