Se volete che vi si racconti la storia ufficiale, eccola: la commissione Affari Istituzionali dell’Ars, ha esitato oggi la legge che reintroduce il voto diretto nelle elezioni delle ex province. La prassi vuole che il testo, adesso, transiti in commissione Bilancio per garantire le coperture finanziarie e, a strettissimo giro, in aula per la discussione. Ma non c’è abbastanza tempo. Da qui la storia “reale”: la reintroduzione del voto diretto per l’elezione dei presidenti e dei consigli provinciali si trasformerà, almeno in questa prima fase, in un emendamento alla legge urbanistica così da determinare lo slittamento delle elezioni di secondo livello, in programma il 15 dicembre. Il nuovo termine, come rivelato dall’on. Abbate, presidente della I Commissione, va dal 6 al 27 aprile 2025.
Poco importa che la Corte costituzionale, con la sentenza n.136 del 2023, abbia giudicato “illegittimo” lo strumento dei commissariamenti: in Sicilia si andrà avanti con questa usanza, nonostante lo sconforto di alcuni sindaci (come quello di Ragusa). “In dispregio assoluto del superiore pronunciamento, sembra ora che la Regione si stia risolvendo per un ulteriore rinvio – afferma Cassì -. Se così fosse, la democrazia in Sicilia rimarrebbe ancora di fatto sospesa. Impedire il voto, impedire agli enti di area vasta di eleggere autonomamente i propri rappresentanti è un atto eversivo, perché mette di fatto in discussione ciò in cui si sostanzia ogni democrazia: garantire ad una comunità definita da precisi confini geografici di autodeterminarsi tramite lo svolgimento di libere elezioni”.
“Un’ennesima presa in giro per i cittadini e le istituzioni, le elezioni nelle ex Province sono diventate ormai la tela di Penelope del centrodestra: di giorno le indicono, di notte le rinviano”. Lo dice Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars. La norma è stata presentata in aula dal centrodestra durante la seduta di oggi. Al momento della votazione i deputati del Partito Democratico e delle altre forze di opposizione hanno esposto a Sala d’Ercole cartelli con la scritta “Vergogna”.