Un “contributo di solidarietà a fondo perduto” per cinque mila famiglia siciliane, che abbiano un Isee inferiore a cinque mila euro l’anno. Detta così fa meno impressione dei “30 milioni contro la povertà” annunciati da Renato Schifani nel corso della convention di Forza Italia, sabato e domenica scorsa, a Santa Flavia. Non c’erano risultati da riferire a Tajani e alla platea, così il presidente della Regione ha annunciato l’ennesima operazione di “clientelismo di massa”, che genera “indotto elettorale” e crea aspettative nelle famiglie. Ma saranno in poche, e una sola volta, a beneficiare dei soldi di Mamma Regione, che continua a spargere moneta al di là di ogni ragionevole dubbio.
Ma non per iniziative legate a investimenti e sviluppo: a quei canali provvede lo Stato, con l’ausilio delle risorse comunitarie. Bensì per sviluppare forme di assistenzialismo con l’intento (non dichiarato) di macinare consenso. E’ quello che sospettano i sindacati e che è possibile cogliere non solo dal reddito di povertà, ma da una serie di iniziative concatenate fra loro: a partire dal bonus lavastoviglie che, in seguito al decreto dell’assessore all’Energia, darà occasione a meno di mille famiglie di acquistare l’elettrodomestico e risparmiare sul consumo dell’acqua. All’iniziativa sono stati destinati 196 mila euro, con la postilla che a ogni richiedente spetta un contributo massimo di 200 euro, purché abbia completato l’acquisto dal 12 agosto in poi, data di approvazione della legge.
Il capogruppo di Italia Viva alla Camera, Davide Faraone, non si spiega come “di fronte a una crisi idrica incredibile, drammatica, che sta costringendo cittadini a non avere acqua in casa da luglio, il presidente Schifani e la giunta siciliana, anziché realizzare dissalatori e fronteggiare l’emergenza per tempo, prevedono il bonus lavatrice”. Il coordinatore di Forza Italia, Marcello Caruso, ha replicato in malo modo (“Qualcuno si occupi della sua lucidità”), invitando il renziano a bussare ad altre porte. Ad aver pensato l’iniziativa è, infatti, la deputata grillina José Marano, che ha avuto l’abilità di agganciarla alla legge omnibus di fine luglio, quando l’Ars ha approvato una manovrina con un tesoretto da 70 milioni destinato alle prebende.
I Cinque Stelle non hanno nulla da ridire sulle lavastoviglie (utili a “promuovere l’uso razionale dell’acqua”), ma sul reddito di povertà, ovviamente, sì. “Quella che il presidente ha annunciato è una misura spot, in perfetto stile Schifani, che dà qualcosina solo una tantum e ad una piccolissima platea di famiglie, private di ogni risorsa dopo l’azzeramento del reddito di cittadinanza da parte del governo Meloni”, ha detto il portavoce regionale del M5s, Nuccio Di Paola. Sfidando il governo a mettere sul piatto 100 milioni. In quel modo si allargherebbe la platea, ma non ci sarebbe la stessa fila fuori dalla porta. Cioè uno dei tratti distintivi di queste misure che, in fondo, si presentano quasi come elemosine e -soprattutto- non riescono a soddisfare il senso del bisogno di tutti coloro che vivono sotto la soglia di povertà. Al massimo tornano buoni per una riffa, o per un click day della disperazione, il cui esito è comunque affidato alla verifica della documentazione da parte degli uffici preposti.
Nel report della Cgil infatti si evidenzia che grazie al reddito di cittadinanza arrivava in Sicilia oltre un miliardo e mezzo ogni anno, per circa 280 mila percettori (per 600 euro circa a famiglia). Oggi arriveranno trenta milioni tutti insieme, utili a soddisfare una sparuta minoranza di soggetti. Che però si metteranno in fila, pazientemente, e al momento opportuno sapranno chi ringraziare. “Le famiglie senza sussidio – ha detto a Repubblica la segretaria della UIL, Luisella Scionti – aumentano ogni giorno di più e occorrono, quindi, aiuti e interventi più significativi”.
La Regione era e resta attenta, più che in passato, a iniziative di carattere populistico che distolgono l’attenzione dal resto. Da ciò che non viene fatto. Non è un caso che una delle misure pensate per contrastare la siccità, sin dal giorno-1, sia il bonus fieno. Cioè un provvedimento “voluto dal presidente Renato Schifani con uno stanziamento di 20 milioni di euro per fronteggiare i danni” provocati dalla siccità. La prima tranche del contributo ha toccato 5 mila aziende (per un totale di 200 mila unità di bestiame), alle quali sono stati assegnati 70 milioni di chili di fieno. Ma adesso sono in arrivo nuove misure: nell’assestamento di bilancio in discussione all’Ars, si prevedono altri 18,9 milioni “con i quali si interverrà aumentando le disponibilità di bilancio per il bonus fieno, gli indennizzi per il mancato raccolto del settore cerealicolo, l’abbattimento dei canoni dei consorzi di bonifica e il sostegno agli apicoltori”.
Misure sacrosante se la Regione mettesse in campo (anche) delle iniziative concrete e a lunga gittata per ridurre gli effetti dell’emergenza idrica (dall’attivazione dei dissalatori, delegata a Roma, fino al potenziamento delle condotte idriche). Altrimenti rimarranno delle “pezze”, come l’acquisto delle autobotti. Nella manovrina sono previsti anche 10,5 milioni da destinare alla sopravvivenza degli allevamenti zootecnici e delle aziende agricole colpite dalla siccità. E potrebbero esserci altri colpi di coda, giacché la riserva finanziaria di quasi 400 milioni, frutto di maggiori entrate, consente di intervenire a pioggia. Ma in Sicilia, per certi versi, grandina. E la politica non può ridursi soltanto al “clientelismo di massa”.
Non ditelo, però, all’assessore Edy Tamajo. Il responsabile delle Attività produttive ha messo in piedi una macchina infernale che garantisce ristori a chiunque. E non c’è un solo giorno in cui l’ex renziano non annunci misure. L’ultima, anch’essa sbandierata a margine della festa di Forza Italia, è di portata storica: “Il governo Schifani – ha detto Tamajo – si appresta a stanziare oltre due miliardi di euro per sostenere le imprese siciliane, un impegno senza precedenti nella storia della nostra regione. Mai prima d’ora le aziende dell’Isola avevano ricevuto un simile supporto: vogliamo essere un alleato concreto per l’economia siciliana e per i tanti imprenditori che, con sacrificio e dedizione, contribuiscono al nostro sviluppo”. Una cifra talmente grande che, in confronto, i 30 milioni per le famiglie sembrano briciole. Sarà un testa a testa con Schifani per accaparrarsi i meriti.