Si credeva unto dal Signore come Silvio Berlusconi e perciò ogni problema gli scivolava sulle spalle come acqua sul marmo. Liquidava la sanità con un serpigno sorrisetto di sufficienza e trattava la siccità con la spocchia dell’uomo protetto – nell’ordine – da Giorgia Meloni, da Ignazio La Russa e da Antonio Tajani. Ma da ieri all’invincibile e onnipotente Renato Schifani tremano le gambe. Perché il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, asfissiato dai suoi rancori e dalle sue prepotenze, gli ha mollato un ceffone stratosferico e si è buttato tra le braccia di Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè, le sue spine nel fianco. Il reuccio di Palazzo d’Orleans comincia dunque ad avere le spalle nude. Lo inquieta il sospetto che l’operazione Lagalla possa essere nata col tacito consenso del segretario di Forza Italia, Tajani. In quel caso sarebbe l’inizio della fine.