Processo politico. È questa la parola d’ordine usata dagli esponenti della Lega per commentare la richiesta di sei anni di reclusione per Matteo Salvini per aver impedito lo sbarco di 147 migranti dalla nave ong Open Arms nell’agosto 2019, quando il leader del Carroccio era titolare del dicastero dell’Interno. L’accusa è quella di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. La strategia è chiara: presentare il Capitano come un martire, sulla scia di quanto fatto da Silvio Berlusconi prima e Donald Trump oggi.

“Il Pm chiede 6 anni di carcere per Salvini che da ministro ha difeso i confini italiani, ridotto drasticamente gli sbarchi, combattuto trafficanti di esseri umani e organizzazioni criminali. Non è un reato, ma un dovere che il ministro ha compiuto agendo nel solo interesse del Paese, nel pieno di un mandato popolare e nel rispetto delle leggi. Pretendere una condanna è ingiusto e vergognoso. Totale solidarietà al ministro Salvini, ostaggio di un processo politico unico nel suo genere in tutto l’Occidente”, ha prontamente affermato Claudio Durigon, senatore e neo vicesegretario della Lega. “È palese – ha rimarcato il deputato Nino Germanà – come si tratti di un processo politico. Una follia ideologica che invoglierà ancor di più scafisti e trafficanti di essere umani ad arrivare nelle nostre coste”. Per Severino Nappi, capogruppo del Caroccio nel Consiglio regionale della Campania, si è davanti a un “processo imbastito nei confronti di un difensore dei confini, della legalità, della sicurezza del nostro Paese. E la requisitoria di oggi, con la richiesta di condanna a sei anni di reclusione, ne è l’ulteriore prova”. Continua su Huffington Post