E’ l’uomo forte di Forza Italia, ma forse non così forte da resistere alle insofferenze e ai rancori di Renato Schifani. Parliamo, va da sé, di Edy Tamajo, l’uomo delle centoventi mila preferenze. A meno di quarant’otto ore dalla “lieve frattura” – tra lui e il presidente – sull’autonomia differenziata, il vispo assessore alle Attività Produttive ha voluto segnare l’immediato ritorno all’ovile. E lo ha fatto cambiando la sua copertina su Facebook. Lì dove c’era Tamajo da solo e in tenuta scapricciata, ora c’è un Tamajo col vestito istituzionale – abito di lino grigio, cravatta rosellina e pochette – con accanto, manco a dirlo, proprio Schifani. Uno Schifani un po’ ammusolito e anche indispettito, ma comunque già sulla via della redenzione. Si fa tenere, com’è nel suo carattere, però alla fine diventerà misericordioso e darà di sicuro la sua assoluzione al discolo assessore. A patto, ovviamente, che quanto è successo non succeda mai più.
Tamajo invece sembra un po’ teso. Sa di avere urtato la sensibilità di un uomo convinto di incarnare l’onnipotenza di un Viceré e forse anche qualcosa di più. Sa che con Schifani non si può dialogare perché il suo motto è tanto semplice quanto spregiudicato: chi non è con me è contro di me. E sa pure che il presidente se la legherà al dito: i suoi rancori sono a lunga conservazione e non basterà certamente un veloce bacio della pantofola o un pellegrinaggio in ginocchio fino a Palazzo d’Orleans per ottenere la remissione dei peccati. Bisogna mostrare un pentimento sincero, autentico, coram populo. E bisogna soprattutto essere abili nell’arte – antica quanto la Democrazia Cristiana – di lanciare la pietra e nascondere la mano. La foto su Facebook dice tutte queste cose insieme. Perché Tamajo sarà pure l’uomo forte di Forza Italia ma non è ancora così forte da resistere alle bizze, ai capricci e ai rancori di un pensionato che, per grazia ricevuta da Ignazio La Russa, è diventato di colpo un reuccio di Sicilia. Cinico e narciso.