Lo chiamano il tunnel della morte. Attraversarlo è un rischio, specie di mattina quando un sole tagliente acceca gli automobilisti provenienti da Palermo e diretti a Messina. Il tunnel si trova all’altezza di Campofelice di Roccella. E’ maledettamente a corsia unica, come quasi tutta l’autostrada gestita dal famigerato Cas, e chi vi finisce dentro ha l’agghiacciante sensazione di essere precipitato di colpo in una bolgia infernale. L’illuminazione è inesistente e il repentino passaggio dalla luce accecante del sole alle fioche lampade della galleria creano un impatto da brivido. Anche se inserisce gli abbaglianti l’automobilista si ritrova improvvisamente a guidare al buio. Il rischio di sfracellarsi è altissimo. Ci sarà pure un prefetto o un questore, un carabiniere o un brigadiere in grado di verificare le scandalose inadempienze del Cas e di appurare se, per caso, con i 120 mila euro regalati dal direttore Calogero Fazio a un clan di pagnottisti sarebbe stato possibile adeguare l’illuminazione ai più rigorosi canoni di sicurezza?
Il Consorzio delle autostrade è una tragedia che i siciliani si portano sul groppone da almeno cinquant’anni. Dai tempi di Vincenzo Ardizzone, messinese, gran servitore del multi ministro democristiano Nino Gullotti ma anche grande elemosiniere e magistrale distributore di favori. Morto nove anni fa, l’ex presidente della Palermo-Messina ha lasciato un’eredità non proprio encomiabile. Soprattutto nei metodi di gestione. La governance, chiamiamola pure così, a tutto pensa tranne che alla manutenzione delle autostrade che teoricamente, molto teoricamente, dovrebbero essere gestite sotto il protettorato e il controllo dell’assessorato dei Trasporti. Il quale, va da sé, pensa ad altro. La tresca con il clan dei pagnottisti sta a dimostrarlo. Il direttore Fazio anziché riparare la Palermo-Messina, ridotta ormai quasi tutta a una sola corsia, sottoscrive ricchi contratti di collaborazione con le società digitali del clan, al solo scopo di mascherare le inadempienze e di propagandare un’efficienza che non c’è. Poi il clan, con le sue volpi travestite da giornalisti, intervista l’assessore che avrebbe dovuto controllare le spese del Cas. E campano tutti felici e contenti. Sulle spalle di tutti noi.
Ma ci sarà mai un prefetto o un questore, un carabiniere o un finanziere che – trovandosi a passare dalla pericolosissima galleria di Campofelice di Roccella – sia ancora in grado di indignarsi con un Cas che manda allo sbaraglio gli automobilisti di Sicilia?