Guardate come brillano, sulla testa di Renato Schifani, i centoventi mila voti raccolti, col sangue e il sudore, da Edy Tamajo. Basta leggere l’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia per capire che il presidente della Regione se li è cuciti addosso come un novello Napoleone – “Dio me li ha dati, guai a chi me li toglie” – e li indossa come fossero la corona del suo nuovo impero. Era un governatoricchio rimediato dalla misericordia di Ignazio La Russa e ora parla come fosse il reuccio di Forza Italia e dei partiti che hanno contribuito al successo delle “europee”. Aveva solo tre voti – quello di Marcello Caruso, di Pietro Alongi e di Andrea Peria – e ora si impanca come un Minosse che giudica e manda con i giri di coda, che premia e castiga. Povero Tamajo: lui ha tirato la carretta e il padrone si incassa il guadagno. Succede così ai ragazzi di bottega.