Marco Falcone, centomila preferenze tutte rigorosamente targate Forza Italia, non poteva che fuggire dal governicchio di Renato Schifani. Palazzo d’Orleans non è il luogo geometrico della trasparenza. E’ l’edificio dove convergono gli interessi di pochi gruppi di potere, non tutti rappresentanti del popolo; dove le scelte cruciali vengono delegate a un opaco avvocato d’affari; dove le ragioni del sottogoverno prevalgono su quelle del governo; dove non affiora mai un’idea, un’intuizione, un progetto. Falcone da quel palazzo ha ricevuto solo umiliazioni. Bersagliato dai rancori e dalle manovre oblique del presidente, ha deciso di spezzare i vincoli del galateo istituzionale e ha staccato il biglietto per il parlamento europeo. Senza contrattazioni sottobanco, senza tormenti né ripensamenti. Meglio l’aria nuova di Bruxelles che il respiro rancido del retrobottega.