Salottieri e politicanti la chiamano pauperismo, è il crogiolo su cui arde il populismo d’azione 2.0 e si declina in tutti i casi della spending review ad ogni costo e sottocosto. E’ la legge del taglio ed è ormai l’unico e solo comandamento che valga la pena di osservare, anzi, professare. E la praticano tutti, a tutti i livelli.
L’altra sera il capo condominio del mio stabile arringava tutto paonazzo ed infervorato, erompendo in promesse di tagli alle spese, che al confronto Cancelleri sembrava Rockefeller in preda a un orgasmo di prodigalità. Dovevate sentirlo: “La luce della scala solo dalle 20 in poi” e a nulla valevano le timide rimostranze della signora del settimo piano, la quale cercava di far notare come adesso faccia buio presto; “L’ascensore, lo ripariamo il prossimo mese” e il signor Rossi, zoppo da una vita, che abbassava la testa, combattuto tra l’assiomatica legge del taglio e la meno granitica legge fisica delle scale da fare per raggiungere il suo appartamento; “Per rifare il prospetto ho trovato una ditta che ci fa un prezzo stracciatissimo” e tutti a interrogarsi su quella ditta e sui materiali che avrebbe utilizzato per assicurare il prezzo stracciatissimo.
È stata proprio una bella riunione di condominio, di quelle che non ne avevo viste mai. Non si è parlato d’altro che di tagli. E non si è litigato. C’era qualche perplessità, certo, ma non si è litigato, perché sulle nostre teste aleggiava, dolce e anestetizzante come una musica new age, quella parola magica, sempre la stessa, ripetuta quasi come una litania: tagli, tagli, tagli…
Come sono lontane quelle tumultuose riunioni serali di un tempo, dove l’atrio si trasformava in un ring sanguinoso su cui si affrontavano temi e cose da fare! Chi voleva dismettere i vecchi neon della scala ed installare un nuovo sistema a led e chi sognava un’illuminazione azzurrognola proiettata sull’intera facciata del palazzo; chi voleva l’ascensore di ultima generazione (perché più veloce, confortevole e sicuro) e chi lottava perché con quei soldi si acquistasse invece la sedia montascale per i disabili (e, mischino, per il signor Rossi); chi voleva sostituire il lavascale fannullone e chi voleva sostituire l’amministratore del condomino (sempre quello).
Che discorsi inutili che si facevano! Era un continuo e pervicace bla bla, che non arrivava mai a nient’altro che a interventi dispendiosi, i quali apportavano migliorie, sì, ma soprattutto destavano il sospetto che qualcuno che ci mangiasse c’era sempre. E questo no, gli sprechi no; peggio ancora la “manciugghia”. La scala può rimanere al buio, il signor Rossi, mischino, se la può fare a piedi, la facciata come viene viene (eventualmente non ne facciamo niente), ma questo è un condominio virtuoso, dobbiamo risparmiare. E privilegi a nessuno!
Ecco il mantra del nostro amministratore (sempre quello), un mantra che ha conquistato proprio tutti.
Adesso nessuno più lo vuol sostituire, il signor Rossi, mischino, lo sostiene in tutto ciò che dice e in tutto ciò che non fa, mentre quella del settimo piano ha comprato una torcia, neanche a dirlo, dai cinesi. Circola pure la voce che si vuole buttare in politica. Me l’ha detto la mia vicina, dice che voterà per lui … sale sicuro!